La storia del calcio è scandita da quella dei campionati mondiali, che ogni quattro anni battono il gong e certificano il passaggio di consegne tra una nazionale e un’altra sul gradino più alto dello sport più popolare.
Il mondiale, a differenza della Champions League, è una vetrina unica e meno frequente, il che gli conferisce un’aura più prestigiosa e romantica e crea la nascita di vari tipi di miti. E fu proprio durante il mondiale di Italia ’90 che Gigi Buffon ebbe la definitiva conferma che sarebbe diventato portiere: durante quella kermesse l’attuale capitano di Juve e nazionale italiana fu folgorato dalle parate acrobatiche dell’unico portiere a vestire un pantalone lungo in piena estate: Tomas N’Kono.
Fu proprio grazie alle parate del portiere – che ora allena i pari ruolo dell’Espanyol – che il Camerun fece il più grande exploit del mondiale, riuscendo ad arrivare ai quarti di finale contro l’Inghilterra, dove sarebbe stata eliminata per 3-2 per due calci di rigore piuttosto dubbi assegnati agli inglesi. E così, mentre N’Kono, che all’inizio era dato per riserva dietro Antoine Bell, trascinava i Leoni Indomabili insieme a Roger Milla un dodicenne Buffon ammirava estasiato i suoi miracoli in Tv.
Cinque anni e mezzo dopo Buffon esordiva in uno storico Parma – Milan che finì 0-0 nel quale il portierone lasciò intravedere sprazzi di gran classe ed efficacia, iniziando da quel momento una carriera lunghissima e interrotta solamente da qualche infortunio, che neanche la depressione che patì nel 2004 è riuscita a scalfire.
La grande ammirazione per il portiere camerunense si concretizzò nel match di addio di quest’ultimo a Yaoundé, capitale dello stato africano, nel lontano 1999. A quell’epoca Buffon, seppur predestinato, doveva ancora fare il grande salto alla Juventus e non aveva ancora conquistato quell’aura di mito vivente del calcio che lo accompagna oggigiorno. Consapevole di essere il suo idolo dell’adolescenza, fu lo stesso N’Kono a invitare il portiere juventino alla sua ultima apparizione in campo, a quasi quarant’anni. Di quel giorno il portiere camerunense conserva un ricordo stupendo e sorprendente: “La gente era piuttosto sorpresa a vedere un ventenne bianco in mezzi a tanti neri, ma lui fu contentissimo di partecipare“. Un’ammirazione diventata poi reciproca e sbocciata in un’amicizia concreta.
Per N’Kono infatti Buffon avrebbe meritato il Pallone d’Oro in più di un’occasione perché “nonostante si premi sempre chi fa tanti gol, è giusto premiare anche chi i gol li evita“. E chissà che queste parole non siano profetiche, dato che un’eventuale conquista della Champions da parte della Juve in questa stagione potrebbe finalmente permettere al numero 1 bianconero di mettere le mani sul trofeo individuale più prestigioso del mondo.
E adesso che manca un anno all’appuntamento col mondiale di Russia 2018 il cerchio magico di Buffon sembra potersi chiudere nel modo migliore. Iniziata nel 1990, vedendo le parate di N’Kono, la carriera del portiere di Carrara terminerebbe ventotto anni dopo, quando Gigi giocherebbe le sue ultime partite a quarant’anni, proprio come il suo idolo Tommy.
Antonio Moschella