Il bello del calcio, a qualsiasi latitudine e serie, è che regala sempre una seconda occasione. In campionato è più facile, salvo retrocessioni ogni sconfitta è sanabile nel giro di pochi mesi.

Se si parla di Europa però il discorso si complica, e l’unica speranza è che il sorteggio sia benevolo, accontentando gli orgogli feriti e rimettendo di fronte rivali storici. A volte bastano pochi lustri, altre volte occorrono decenni per avere l’occasione del riscatto.

Il primo caso è quello della Juventus, sconfitta nel 1997 nella finalissima di Champions dal Borussia Dortmund; il secondo riguarda l’Inter, che negli anni ’60 vide interrompere per sempre il ciclo della Grande squadra di Herrera per mano del Celtic. Sono passati i protagonisti, Del Piero non è più la stella bianconera e i Moratti non sono più i proprietari nerazzurri, ma il sorteggio è stato chiaro, il momento della rivincita sembra finalmente arrivato.

RIEDLE UBER ALLES

Che Juve quella Juve. I bianconeri edizione 1996/97 sono una delle squadre più forti nella storia della Vecchia Signora. Solo la linea offensiva è da far paura: Zinedine Zidane trequartista, Alex Del Piero seconda punta e Christian “Bobo” Vieri a sfondare le reti. Tutti giovani, tutti desiderosi di vincere. Il resto della formazione titolare è un mix di talento ed esperienza, guidato alla grande da Marcello Lippi.

Il cammino verso la finale è una sinfonia per gli juventini, ma l’atto conclusivo propone una sfida parecchio insidiosa. Di fronte agli zebrati c’è il Borussia Dortmund degli ex. Jurgen Kohler, Stefan Reuter, Andreas Moller e Paulo Sousa sono tutti vecchi bianconeri dal dente avvelenato.

Riedle porta sul 2-0 i tedeschi nel primo tempo, Del Piero accorcia con una magia di tacco ma Zickler chiude i conti con uno spettacolare pallonetto. Primo titolo per il BVB, e inizio di una maledizione per la Juve di Lippi, che nei successivi anni perderà altre 2 finali di Champions (contro Real Madrid e Milan).

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LISBONA AMARA PER MAZZOLA

I britannici, nelle faccende di calcio, si sono sempre ritenuti superiori ai cugini d’oltremanica, evitando spesso il confronto o rimandandolo per anni. I fatti, però, hanno sempre dato loro torto, mettendoli di fronte ad imbarazzanti ridimensionamenti. Anche la Coppa dei Campioni non ha fatto eccezione. Assenti nella prima edizione, non sono riusciti ad alzarla fino al 1967. Curiosamente però la prima formazione britannica capace di alzare la coppa dalle grandi orecchie non è stata un’inglese, ma il Celtic di Glasgow, Scozia.

I biancoverdi, oltre a interrompere un tabù, hanno anche messo la parola fine al ciclo di una delle più grandi squadre del calcio italiano, l’Inter del Mago Herrera. Sartiburgnichfacchettibedinguarneripicchijairmazzolapeiròsuarezcorso è una filastrocca che generazioni di interisti hanno mandato a memoria, ma a Lisbona nel maggio del 1967 subirono un Ko durissimo.

Sandro Mazzola – nello stadio che vide l’ultima partita di suo padre Valentino, prima della tragedia di Superga – sblocca per i nerazzurri, ma Gemmel e Chalmers ribaltano e portano il trofeo tra le Highlands. La beffa di Mantova e il calo di entusiasmo del presidentissimo Angelo Moratti fecero il resto, chiudendo un’epopea indimenticabile.

A volte, non basta nemmeno un colpo di tacco, o un gol in ricordo di un padre strappato via troppo presto dal destino per confezionare una storia a lieto fine. A volte capita di perdere anche in questi casi, ma non bisogna disperare. Il pallone rotola e rotola, e prima o poi offre sempre l’occasione del riscatto. È il bello del calcio, no?