Mario Mandzukic ha detto addio alla Juventus per accasarsi all’Al-Duhail. Lo ha fatto a modo suo, garbato e silenzioso. Questi ultimi sei mesi non sono stati facili per il guerriero. Il croato è stato il più danneggiato dal cambio Allegri-Sarri sulla panchina bianconera. Da pilastro ad epurato in un amen. L’ormai ex numero 17 aveva anche rinnovato il contratto la scorsa stagione, prima del cataclisma tattico che ha portato al cambio tecnico. Insomma: nessuno si sarebbe aspettato ciò che è accaduto.

Mario Mandzukic: il guerriero che ha dato tutto

Per quattro anni, Mario Mandzukic ha rappresentato il punto di riferimento per i tifosi bianconeri. Silenzioso fuori dal campo, fondamentale dentro il rettangolo di gioco. Con Allegri in panchina 102 gare da titolare in campionato su 118 giocate. A queste vanno aggiunte le varie presenze in Coppa. Il croato ha ricoperto più di un ruolo, da esterno alto nel 4-2-3-1 a ala nel 4-3-3, da seconda punta a centravanti. Il tutto senza mai far mancare il suo contributo. Per questo i tifosi lo hanno adorato fin da subito. Il suo spirito battagliero e vincente incarnava perfettamente l’animo di ogni juventino. Il croato era la Juventus. Un leader nato.

Quando Sarri, con il suo avvento, ha deciso di farlo fuori, i tifosi ci sono rimasti male. Fino all’ultimo lo hanno invocato durante le partite. Mario non ha mai fatto una piega. Ha continuato a lavorare e ad accettare le scelte del mister. Il suo addio è una sconfitta per il tanto decantato stile Juve.

I ringraziamenti “ad hoc” di Mario

Nella sua lettera d’addio alla Juventus, Mario Mandzukic ha fatto due nomi di ex juventini: Marotta e Allegri, ovvero coloro che lo hanno voluto alla Juventus. In maniera elegante ha “bachettato” Agnelli, Sarri, Paratici e Nedved. Il cosiddetto “nuovo corso bianconero” ha perso una grande occasione. Mario meritava di più. Meritava la possibilità di salutare sul campo i tifosi che lo hanno acclamato e per cui ha dato tutto. L’uomo che nella finale Champions del 2017, fece un gol pazzesco e tenne a galla i bianconeri per un tempo, doveva essere trattato meglio. La Juventus targata Andrea Agnelli ha sempre gestito male gli addii. Quello del guerriero ne è l’ennesima dimostrazione. E’ vero che i giocatori vanno e vengono mentre la squadra rimane. Mario, però, era molto di più: era un uomo. Per questo meritava di più.

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