Buona la prima, si dice in questi casi. E buona è stata Chievo-Juve per la banda di Massimiliano Allegri, anche se, a pochi minuti dal termine, sembrava il debutto più amaro per la stella di CR7. Ma la Juventus, con la sua caparbietà, con la sua costante voglia di vincere, con quel ‘fino alla fine’ che più di un motto sembra un vero e proprio stile di vita, è riuscito a ribaltare anche questa. Chievo-Juve, seppur sia stata una partita da 18 agosto, ha lasciato degli spunti interessanti, almeno tre.
A CRISTIANO PIACE SVARIARE
Nel primo tempo, qualche tiro e poco più. Ronaldo sembrava un po’ avulso dalla manovra della Juventus, naturalmente ancora non collaudata al massimo. I suoi scatti dietro la difesa clivense non sono mai stati premiati e quei pochi servizi ricevuti hanno messo in mostra quanto CR7 possa essere un pericolosissimo centravanti. Ma il vero Cristiano si è visto quando, con l’entrata in campo di Mario Mandzukic, ha avuto la possibilità di poter svariare su tutto l’out di sinistra. Dribbling, velocità di esecuzione, colpi smarcanti, tiri: la difesa del Chievo è ammattita e, momento dopo momento, crollata sotto l’assedio bianconero. Gli è mancato il gol, è vero, ma la sua verve è stata già fondamentale per la squadra.
SERVE QUALCOSA A CENTROCAMPO
Sì, sono stati solo 5 minuti, alla prima di campionato a metà agosto. Ma con l’ingresso di Emre Can è cambiato assolutamente qualcosa. Più atletismo in mezzo al campo, piedi educati e voglia di spaccare il mondo. Tutto quello che è mancato a Sami Khedira, nonostante il gol. C’è la sensazione che, con il ritorno al centrocampo a due, l’ex Real Madrid sia un po’ inadeguato, a differenza invece del tedesco ex Liverpool che già sembra essere a suo agio, avendo effettuato tutta la preparazione con la squadra. Siamo di fronte a un avvicendamento?
QUESTO BERNARDESCHI È FONDAMENTALE
Qualcuno ha storto il naso, vedendo in formazione Juan Cuadrado e non Federico Bernardeschi. E ha avuto ragione: il colombiano è apparso ancora un po’ appannato, mentre l’esterno italiano ha letteralmente spaccato il match. Il suo tocco di palla è di rara qualità, la sua voglia di Juventus dà quel surplus che gli permette di essere decisivo e fondamentale. I suoi 41′ rappresentano l’emblema del perfetto sostituto: alla fine si prende lui la scena, con la zampata vincente. E allora possiamo dirlo: questo può essere l’anno di Berna.