Ci sono tante, tantissime cose che si potrebbero e dovrebbero dire su Alessandro Del Piero; molto probabilmente troppe. Si, perché se anche dedicata ad una sola maglia, anzi due, doverosamente considerando la Nazionale, la carriera dell’ex capitano bianconero risulta difficile da inquadrare in poche righe; troppi i duecentonovanta goal, troppe le settecentocinque presenze, ma soprattutto  troppi i momenti carichi di  significato che un tifoso juventino necessariamente lega al suo storico numero Dieci.

Diciamolo chiaramente, Alessandro Del Piero per vent’ anni ha letteralmente cresciuto una generazione di piccoli bianconeri e non solo. Perché se un campione regala momenti magici che durano il tempo di un’esultanza, una leggenda accompagna per una vita, legandosi a ricordi che finiscono con l’andare oltre lo sport e diventando intime memorie. Pensate ad un ragazzino nato alla fine degli anni ottanta che per la prima volta vede il goal al volo contro la Fiorentina, o l’esultanza incontenibile vista un paio d’ anni dopo al goal intercontinentale contro il River; provate ad immaginare quel ragazzino per la prima volta allo Stadio, che ancor prima di entrare, fuori, nel parcheggio, freme su di un marciapiede con il solo intento di vedere dal vivo il proprio eroe seduto dietro il finestrino di un pullman, ed infine immaginate il suo viso pieno di gioia e stupore al momento della “Divina apparizione”, espressione che senza dubbio diventerà icona indelebile di quella giornata per i genitori.

Ecco, Alessandro Del Piero è esattamente questo, la sana ammirazione che sconfina in puerile adorazione, e che per un ventennio ha portato il Campione di San Vendemiano dentro le case di tante famiglie italiane. Perchè Del Piero è l’idolo perfetto tanto per quel ragazzino fuori dallo stadio, quanto lo sarà per i suoi genitori, che vedranno in quel giovane calciatore un esempio di valori sani ed imprescindibili che lo rendono un modello ineccepibile per i più piccoli e non solo. E così quel ragazzino sarà libero di crescere “accompagnato” dal suo eroe, libero di gioire per il Cinque maggio e di disperarsi per la Finale tutta italiana di Manchester; sarà capace di chiudersi in un profondo silenzio, quasi a voler proteggere il proprio beniamino dopo i due errori in Finale Europea contro la Francia, e di impazzire per le strade del paese con gli amici dopo il goal in Semifinale mondiale contro la Germania; si alzerà dal divano inorgoglito ad applaudire il proprio numero Dieci esattamente come un intero Stadio a Madrid stava facendo, ma soprattutto su quel divano ci crollerà in un pianto inconsolabile quel giorno di maggio in cui il suo eroe uscirà per l’ ultima volta dal campo, accolto da un tripudio d’ affetto mai visto prima.

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Perché in fondo Alessandro Del Piero è proprio questo, è il fratello maggiore che ha preso per mano migliaia di piccoli tifosi, insegnando loro il rispetto, il senso d’appartenenza e il potere sconfinato dei sogni, per poi lasciarli quasi trentenni un po’ più uomini, e sicuramente più juventini.