La Juventus esce con le ossa rotte dall’Olimpico, sconfitta 3-1 dalla Roma, apparsa più motivata, più in palla, più decisa e più cattiva. Un pessimo secondo tempo dei bianconeri, che capitolano sotto i colpi di El Shaarawy e Nainggolan. Per Allegri, “già dai primi passaggi del primo tempo si capiva che la Juve non c’era più“. Lecito è chiedersi il perché…
Insomma, scelta consapevole o partita sbagliata? Vallo a capire. Da un lato, sicuramente, la Juventus ha affrontato la partita, in particolar modo nella ripresa, senza il solito mordente, con poca concentrazione e sotto ritmo. Dall’altro, i fatti dicono che i bianconeri tra tre giorni si giocano la Finale di Coppa Italia e, tra quindici, quella di Champions League. In più, hanno a disposizione ancora due match point per lo Scudetto (Crotone in casa e Bologna in trasferta). Indizi che fanno pensare che la Vecchia Signora sia scesa in campo influenzata da una serie di fattori che ne hanno pregiudicato la prestazione.
E’ degno di nota, tuttavia, come un leader del calibro di Bonucci abbia così parlato nel post-partita: “Nel secondo tempo abbiamo staccato senza motivo la spina e abbiamo preso due gol senza neanche opposizione. Quello ci deve far preoccupare, che nelle ultime 3 partite abbiamo preso sei gol e non li abbiamo presi quasi in un girone“. Parole dure, autocritica pura, per riportare all’attenzione tutta la squadra.
Marcello Lippi, l’ultimo allenatore a portare la Juventus sul tetto d’Europa, in un’intervista svelò che la vittoria della Champions del 1996 fu accompagnata da una serie di brutte prestazioni nella fase finale del campionato, di punti lasciati per strada soprattutto in vista dell’obiettivo finale. Secondo Lippi, poi, “era impossibile centrare la Champions senza togliere qualcosa al campionato“.
La verità potrebbe stare tutta qui, anche se son trascorsi ventuno anni. Irrimediabilmente, inconsciamente, per centrare obiettivi così pesanti, tutti insieme, è inevitabile che la Juve lasci qualcosa in campionato. Ma la bravura, se così si può definire, della squadra di Allegri sta nella capacità di perdere quando può farlo, di staccare la spina quando nulla poi risulta compromesso. Una lucidità dettata poco ragionata, inconscia. Ma decisiva. A patto che poi la corrente torni al momento giusto, quando si fa sul serio. Restare al buio potrebbe accentuare il nero e far dimenticare il bianco.