La sconfitta contro la Roma ha solo in minima parte complicato i piani della Juventus, che sperava di chiudere il discorso scudetto già all’Olimpico, togliendosi lo sfizio di festeggiare proprio nello stadio dei rivali di questo campionato.
Poco male, per Higuain e compagni ci sarà la possibilità di laurearsi campioni d’Italia, per la sesta volta consecutiva, domenica prossima, allo Stadium, battendo il comunque ostico Crotone. Nel frattempo, c’è una Coppa Italia da conquistare, e una finale di Champions che, inevitabilmente, rappresenta l’obiettivo principale di questa annata fantastica. I gol di De Rossi, El Shaarawy e Nainggolan, dunque, non hanno costituito un problema tale da togliere il sonno ai tifosi bianconeri; tuttavia, le ultime giornate disputate fanno tornare la memoria alla stagione 1966/67. Protagonista, l’Inter di Helenio Herrera.
TRIPLETE AL CONTRARIO- 25 Maggio, 1 Giugno, 7 Giugno. Tre date che i tifosi interisti un po’ più attempati difficilmente dimenticheranno. La squadra di Helenio Herrera, nel periodo d’oro della sua storia, perse uno scudetto praticamente già vinto, la finale di Coppa dei Campioni e la semifinale di Coppa Italia, il tutto nel giro di 2 settimane. Una (quasi) coincidenza che ormai si perde nella notte dei tempi, e che tuttavia testimonia come una cavalcata straordinaria possa trasformarsi, in breve tempo, in un vero e proprio incubo.

Un errore di Giuliano Sarti costò lo scudetto all’Inter, nel match contro il Mantova
CAMPIONATO- Alla 28esima giornata, l’Inter aveva 4 punti di vantaggio sulla più diretta inseguitrice, proprio la Juventus (nell’epoca dei due punti a vittoria). Un margine importante, quando al traguardo mancavano solo 6 giornate. Gli uomini di Herrera, tuttavia, arrivavano al termine di una stagione logorante con il fiato decisamente corto, e pagarono tutto nel finale. Alla 29esima e alla 30esima l’Inter incappò in due pareggi evitabili, soprattutto il primo, in casa contro la Lazio (retrocessa a fine campionato); il secondo giunse contro l’ostico Cagliari di quell’anno. Il 7 Maggio, nello scontro diretto al Comunale, la Juventus sconfisse i Nerazzurri grazie ad una rete di Favalli, riducendo a due i punti distacco (i Bianconeri avevano infatti perso nella giornata precedente). La domenica successiva pareggiarono sia la Juventus sia l’Inter, salvata dalla sconfitta contro il Napoli da un gol nel finale di Burgnich. Lo stesso Burgnich fu lo sfortunato protagonista dell’ulteriore mezzo passo falso alla penultima giornata; una sua autorete regalò il vantaggio alla Fiorentina, raggiunta dalla rete di Domenghini pochi minuti dopo. All’ultimo match, dunque, l’Inter guidava la classifica con 48 punti, seguita dalla Juventus a 47. I Bianconeri sconfissero la Lazio, condannandola alla Serie B; i Nerazzurri, clamorosamente, caddero a Mantova, puniti da un gol di Di Giacomo. Fu un sorpasso doloroso, che vedeva svanire il secondo obiettivo stagionale.
COPPE- Il secondo, perché la settimana precedente, la squadra di Herrera era stata sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni, disputata allo Estadio Nacional di Lisbona, dal Celtic. L’Inter, arrivata stremata dopo le tre partite di semifinale giocate contro il CSKA Sofia, quando ancora non esistevano i supplementari, passò in vantaggio al ‘7, grazie ad un rigore di Mazzola. Complice il caldo torrido, i Nerazzurri lasciarono nella ripresa il pallino del gioco in mano agli scozzesi, che al ’63 raggiunsero il pareggio con Gemmell. All’84 la leggenda Steve Chalmers, 155 reti con la maglia biancoverde, punì Giuliano Sarti, infliggendo all’Inter un inaspettato KO. Il 7 Giugno, infine, gli uomini che avevano saputo conquistare tre finali di Champions in 4 anni, vincendone due, e che avevano vinto tre degli ultimi cinque campionati, caddero nella semifinale di Coppa Italia, contro il Padova, che militava in Serie B, evidentemente distrutti nel fisico e nel morale.
Un precedente da tenere sempre come monito.